2014-03-11

Tre anni dopo

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Sono passati tre anni dal terribile terremoto-tsunami del Tohoku.
Non so in Italia che notizie siano state divulgate e sinceramente sarà stato lo shock subito, ma anche io ricordo poco di quei giorni.
Essendo a Tokyo non ho subito nessun danno, a parte il senso di nausea e la paura. Ricordo che stavo per mettermi a cucinare quando è iniziato a tremare tutto (ed io ingenuamente pensai che fosse la mensola dei piatti che stava per cedere..). Dopo una prima scossa più breve, è arrivata una seconda più forte e soprattutto più lunga. Per la paura uscii fuori dal mio appartamento e incrociai lo sguardo di una signora che abita vicino che iniziò a dire "Qui il terreno è solido, non dovrebbero esserci problemi". Quei due minuti sembrarono interminabili. Non ricordo neanche io bene cosa feci a parte andare dentro e fuori casa di continuo.
Alla fine delle due scosse, l televisione accesa iniziò a trasmettere il telegiornale e la piantina del Giappone lampeggiante (rosso per le zone colpite, giallo per le zone a rischio). Ovviamente pur avendo una conoscenza della lingua abbastanza buona, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e dove. A Tokyo continuava a lampeggiare la luce gialla e non capivo cosa avrei dovuto fare in caso di emergenza. Iniziarono inoltre  a parlare dell'arrivo dello tsunami, del fatto di allontanarsi dalla zona a rischio, dei treni fermi, delle luci saltate, delle zone di emergenza e rifugio.. tutto alternato a filmati di stanze e uffici che tremano, di persone che seppur non andando del panico non capivano bene cosa stesse succedendo.
Almeno due volte l'ora inoltre arrivava qualche scossa di assestamento. Il telegiornale continuava ad essere trasmesso in diretta, con qualche segnalazione qua e la dalle zone colpite. Poi si è iniziato a parlare delle centrali nucleari di Fukushima e la faccia dell'ex premier del Giappone e del vice-premier che con l'elmetto in testa non si capiva cosa realmente stessero facendo. E nell'angolino in alto c'era sempre la cartina lampeggiante. Quella maledetta cartina...
Le linee telefoniche non funzionavano, ma per fortuna internet sì quindi riuscii a contattare qualcuno per farmi spiegare meglio la situazione. Quella sera sarei dovuta andare al lavoro, ma ovviamente nessun locale della zona aprì quella sera. I treni erano fermi e in tv facevano vedere le ondate di persone che cercavano di tornare a casa a piedi pur camminando per km e km.
Non sapevo cosa fare. La paura era tanta. Anche se cercavo di dormire, mi svegliavo in continuazione per le scosse di assestamento. La tv è rimasta accesa per 2-3 giorni di fila anche la notte. Non riuscivo neanche ad andare al supermercato o al kombini. L'unica volta che ero andata, non c'era nè acqua nè niente. I rifornimenti non arrivavano mai, e se arrivavano qualcuno se li accaparrava prima di me. Per fortuna la situazione iniziò a stabilirsi piano piano e tutto sommato noi a Tokyo eravamo molto fortunati rispetto a coloro che abitavano nella zona di Miyagi e Fukushima.

Sinceramente non saprei neanche immaginare il terrore che possano avere avuto coloro che abitano nel Tohoku. Se io, abitando in una zona abbastanza sicura, avevo paura di qualcosa, di sicuro loro ne avevano 10 volte tanto.

Circa una settimana dopo, partii per l'Italia (è stato un caso che avessi preso il biglietto in quel periodo qualche mese prima) dove ovviamente tutti mi hanno detto di non ripartire per il Giappone.
Ma non me la sentivo di lasciare tutto così, per quello dopo circa due settimane sono ritornata a Tokyo dove per fortuna la situazione era già più stabile (a parte i vari blackout volontari iniziati per il risparmio energetico).

Molto dopo iniziai a seguire le notizie sulla centrale nucleare (sinceramente essendo molto ignorante in materia non capivo proprio nulla a riguardo) seppur qualche accenno era sempre stato presente nei notiziari.
La tv piano piano iniziò anche a trasmettere i programmi normali. Ricordo che nel giorni successivi al disastro su tutti i canali trasmettevano telegiornali. Le uniche volte che non aveniva trasmesso era quando avevano lasciato spazio per dei cartoni animati (probabilmente per cercare di distrarre i bambini), che avevo iniziato a seguire anche io per distrazione. Dopo 2-3 giorni veniva trasmessa anche qualche replica di programma di varietà e dopo una settimana il palinsesto era quasi tornato al normale. E come dimenticare tutte quelle pubblicità progresso trasmesse in continuazione.
Tornata dall'Italia la situazione era abbastanza tornata alla normalità. Le scosse erano diminuite, la tv trasmetteva i programmi di tutti i giorni, anche se il tg trasmetteva sempre le notizie riguardo le persone scomparse, gli sfollati e le centrali nucleari, la gente ne parlava poco. Anche a lavoro cercavamo di non parlarne.  Un po' per paura, un po' per tristezza.

Uno dei miei clienti è originario di Fukushima. Ricordo che la prima volta che lo incontrai, circa un anno prima del terremoto, gli chiesi se Fukushima era un'isola (shima in giapponese vuol dire isola) e dove si trovasse. Lui mi rispose che pur avendo shima nel nome, non era un'isola e che si trovava a nord. Allora non sapevo neanche dell'esistenza di quella zona, ora la troverei sulla cartina in un secondo. Non lo incontrai per un po' di tempo dopo il terremoto, probabilmente era andato dai parenti, ma quando lo rividi non riuscii mai a chiedergli se stavano tutti bene per paura di una risposta negativa. In seguito ho anche avuto una pesante discussione con questa persona, probabilmente il fatto di ubriacarsi sempre e di litigare con tutti è derivato da qualcosa inerente al grande disastro di Fukushima, ma anche questo non sono mai riuscita a chiederlo.

In realtà parlo poco di quel periodo del terremoto. Un po' perchè non mi ricordo molto i dettagli, se non un insieme di ricordi sfusi, un po' perchè non sono riuscita a fare mente locale delle mie emozioni in quel periodo. Da una parte avevo paura, dall'altra mi ritenevo fortunata nell'essere a Tokyo e non nelle zone colpite. Da una parte volevo restare in Italia, dall'altra ho deciso di tornare in Giappone. Da una parte non capivo gli aggiornamenti su Fukushima ed avevo paura, dall'altra chissenefrega tanto prima o poi dobbiamo morire. E così via, un continuum di sentimenti che si alternavano tra di loro in continuazione.

Ricordo che in quel periodo post-terremoto si sposò tantissima gente. La paura ha vinto anche sui sentimenti dato che molti di questi sposini hanno divorziato due-tre anni dopo. La paura di essere soli in situazioni del genere l'ho provata in prima persona. Forse proprio il fatto di essermi sentita sola è stata la mia paura più grande. Ringrazio le persone che mi son state vicine in quel periodo.
Probabilmente se avessi conosciuto il mio ragazzo attuale un anno prima molte cose sarebbero state diverse. Sinceramente non gli ho mai chiesto di quel giorno.

L'anno scorso, a due anni della tragedia, sono andata in un paesino a sud di Fukushima per un concerto di beneficenza. Una lunga sirena scandiva il minuto di silenzio nell'ora commemorativa. Tutte le persone intorno a me si son fermate e hanno stretto le mani come se stessero per pregare (non so se religiosamente abbia avuto un significato o meno per loro). Ero davanti alla stazione e mi sono unita a loro per quel minuto. Finito il tempo tutti hanno continuato normalmente a camminare e parlare. Quel minuto è stato comunque molto toccante.

Ora son passati tre anni, sono tornata in Italia, ma noto che comunque nessuno riesce a dimenticare.
Io ho rimosso molte cose, ma ricordo ancora un po' l'ansia che avevo in quei giorni, i filmati trasmessi in tv, le pubblicità progresso, la tachicardia provocata da ogni scossa, la cartina lampeggiante in tv e il senso di alienazione nato dalla domanda "sogno o son desto?".
La cosa più spaventosa e non sapere cosa sarebbe successo dopo. Non poter prevedere una situazione del genere. La paura di poter morire. Da sola. O di perdere qualcuno a me caro.
Questa paura c'è ancora (soprattutto in previsione del cosiddetto big one), ma non voglio inquadrare solo la situazione del Giappone, quanto un po' tutto il mondo. Anche in Italia abbiamo i nostri problemi sismici e così un po' in tutto il mondo.
Non ho scritto questo post solo per ricordo. Più che altro per riflettere sul fatto che qualcosa come il terremoto del Tohoku, se non peggio, può avvenire dappertutto e se siamo davvero preparati o meno.
Io non lo sono.